Voucher, in Fvg 51.000 persone vivono di buoni lavoro
UDINE. Sono diventati il simbolo del pessimo lavoro, della precarietà che viene istituzionalizzata, invece di essere solo uno strumento per far emergere il lavoro occasionale e quello completamente “in nero”. Parliamo dei voucher, o buoni-lavoro, la cui esistenza – salvo correttivi governativi – viene messa in predicato dal referendum voluto dalla Cgil. Sindacato che sabato 11 febbraio, in occasione del Referendum day, ha fatto il punto sul lavoro, e sulla qualità del lavoro, in Friuli Venezia Giulia. Nel 2016 – ma il dato è ancora provvisorio – in Fvg sono stati venduti oltre 5 milioni 987 mila buoni lavoro, con una crescita del +20% rispetto all’anno precedente, meno dinamica rispetto al trend del 2015 sul 2014 (+33%), determinata probabilmente dalle nuove regole entrate in vigore a ottobre che hanno istituito alcuni “paletti” per lo strumento. Se trasformassimo questi voucher in lavoratori full time equivalenti, avremmo una platea di 2.800-3.100 lavoratori (a otto ore al giorno per 5 giorni a settimana per 11 mesi l’anno). Invece gli utilizzatori dei buoni – dati 2015 – sono, in Fvg, oltre 50 mila, circa il 10% degli occupati (che erano 499 mila al terzo trimestre 2016, ndr). Degli utilizzatori dei voucher, circa il 45% sono: persone dipendenti del settore privato (29%), lavoratori già occupati (8%), pensionati (8%). Il 55% è composto da: ex occupati (23%), disoccupati che percepiscono l’indennità Naspi (18%), persone che non hanno mai lavorato prima (14%). Secondo i conteggi della Cgil, il reddito medio per utilizzatore è stato di 589 euro, con poco più di 78 voucher riscossi nell’anno. Il punto è che in regione, come nel resto d’Italia «i voucher vengono utilizzati sempre di più come una scorciatoia per aggirare le tutele legislative e contrattuali, piuttosto che come uno strumento per far emergere dal nero e regolarizzare il cosiddetto lavoro accessorio» è la denuncia di Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil Fvg. Con il Referendum day ecco che la Cgil intende spronare il governo a definire le date delle consultazioni su voucher e appalti, i due quesiti proposti dal sindacato forte di oltre 1,1 milioni di firme raccolte e che hanno superato (diversamente da quello sull’articolo 18) il vaglio della Corte Costituzionale. Pezzetta, richiamando i dati sul mercato del lavoro in Fvg, non a caso parla di precariato. «La tendenza cui assistiamo, e che vogliamo invertire con la campagna sui referendum e con la proposta di legge chiamata Carta dei diritti universali del lavoro, è una progressiva tendenza alla precarizzazione, all’impoverimento e alla perdita di qualità complessiva del lavoro. Se i voucher sono in questo momento la punta dell’iceberg, l’andamento complessivo del mercato del lavoro – dichiara infatti – ci dice non solo che l’occupazione non riparte, e che il boom di assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015 si è sgonfiato con il venir meno degli incentivi, ma anche che la disoccupazione e la precarietà penalizzano soprattutto i giovani». In questo contesto generale, segnato dalla crisi e dall’innalzamento dell’età pensionistica, forme precarie di lavoro come le collaborazioni, le partite Iva obbligate e i voucher rischiano di essere per i giovani l’unica o la principale porta d’ingresso nel mercato del lavoro. «Non a caso – rimarca ancora Pezzetta – il 60% degli utilizzatori di buoni lavoro si colloca nella fascia al di sotto dei 40 anni». Una realtà che per qualcuno rischia di trasformarsi in disperazione «come ha purtroppo rivelato nel modo più tragico la vicenda del giovane friulano suicidatosi la scorsa settimana», una vicenda che «deve suonare come un monito per tutti: per le imprese, il sindacato, la politica, la società civile nel suo complesso, perché è evidente che se non torniamo a dare ai giovani una speranza e una prospettiva, di lavoro e di vita, parlare di ripresa non ha senso».
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/02/12/news/in-fvg-51-mila-personevivono-di-buoni-lavoro-1.14861615