La Consulta riapre la partita in Fvg sul sistema camerale
«Decreto illegittimo. Sentire la conferenza Stato-Regioni» Pordenone esulta. Serracchiani: «Sistema più competitivo»
14 dicembre 2017 Il Piccolo
TRIESTE. Per la Corte Costituzionale il decreto 291/2016 sul riordino delle delle Camere di commercio è illegittimo perché non ha coinvolto la conferenza Stato-Regioni. Un verdetto clamoroso che riapre i giochi anche in Friuli Venezia Giulia: «L’amministrazione regionale è sempre stata favorevole alla costituzione di un’unica Camera di commercio. Questa sentenza era attesa e si riaprono scenari orientati verso un obiettivo per cui la Regione si era espressa con molta chiarezza da molto tempo», sottolinea la presidente della Regione Debora Serracchiani.
La Corte costituzionale restituisce speranza alla Camera di commercio di Pordenone impegnata in una strenua battaglia per non arrivare alla fusione con Udine imposta dal decreto del Mise dell’agosto scorso. L’ente camerale di Pordenone si è infatti rivolto al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio aprendo una schermaglia legale anche con i “cugini” della Venezia Giulia e arrivando a sospendere i pagamenti a Unioncamere per protesta.
La Regione Friuli Venezia Giulia da tempo si è schierata a favore della creazione di unica Camera di commercio regionale. Serracchiani ora auspica che «forze politiche e produttive sappiano convergere in direzione di un sistema più integrato e più competitivo».
La dichiarata illegittimità costituzionale della norma -sottolinea Serracchiani– non travolge automaticamente i provvedimenti assunti in base ad essa, ma rende molto probabile che all’udienza del 18 gennaio 2018 il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio, innanzi al quale pende il giudizio promosso dalla Camera di commercio di Pordenone, sospenda il provvedimento impugnato oppure decida con sentenza abbreviata. Immediate le reazioni dal fronte politico.
«Da mesi – afferma il consigliere regionale dei Cittadini Gino Gregoris – sosteniamo con convinzione che il disegno di accorpamento delle Camere di commercio regionali, calato dall’alto da Roma senza essere concordato con la nostra Regione, era viziato da un’evidente incostituzionalità. L’area pordenonese non sarà dunque illegittimamente privata dell’ente che rappresenta le categorie economiche e costretta a un matrimonio forzato con Udine».
La Camera di Commercio di Pordenone esprime «soddisfazione per la pronuncia della Corte che si pone in linea con i rilievi sollevati nel ricorso proposto contro il Decreto ministeriale di accorpamento della nostra Camera a quella di Udine». Anche il presidente della Camera pordenonese Giovanni Pavan confida che «il 17 gennaio, quando si discuterà avanti il Tar del Lazio il nostro ricorso, venga accolta la domanda di sospensiva del decreto ministeriale e salvaguardata per ora l’autonomia della Camera di Commercio di Pordenone.
La Camera di commercio triestina sta alla finestra. Il presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia, Antonio Paoletti, ha più volte sottolineato che «i due Enti camerali di Trieste e Gorizia hanno deciso di accorparsi nell’interesse delle imprese e dei territori secondo la legge e ben prima di essere costretti dalla riforma».
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