Categorie economiche soddisfatte a metà

25 aprile 2021 (ilFRIULI.it)

Verso la riapertura. I paletti imposti dal governo consentiranno solo a pochi esercizi di alzare le serrande. Vanno aiutati tutti coloro che hanno investito in sicurezza

Soddisfatti a metà. La reazione delle categorie economiche alle riaperture progressive e condizionate dei pubblici esercizi è certamente positiva, ma non evita di indicare che diversi nodi rimangono irrisolti.

“È un punto di partenza, ma il traguardo è ancora lontano” è stato il commento di Giovanni Da Pozzo, presidente regionale di Confcommercio, che per quanto riguarda la ristorazione denuncia al tempo stesso “la disparità tra chi potrà usufruire di spazi esterni per organizzare le cene e chi invece verrà tagliato fuori semplicemente perché il suo servizio è organizzato all’interno”. Si prova a ripartire, dunque, ma in condizioni che continueranno a mettere in ginocchio migliaia di imprese. “In base ai contenuti più precisi del cantiere aperto dal governo – aggiunge Da Pozzo – auspichiamo che si possa coinvolgere nelle riaperture anche quei locali che, dopo avere investito in sicurezza, sono comunque in grado di gestire il servizio senza aumentare i rischi del contagio”.
“Il segnale è importante, ma dopo un così lungo periodo di stop forzato, per una vera ripartenza bisognerà fare molto di più – gli ha fatto eco Marco Zoratti, vice presidente di Confesercenti Fvg -. Il governo Draghi sta dimostrando coraggio, finalmente si comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel e questo è positivo”. Allo stesso tempo, però, Zoratti ha anche precisato come “sarà necessario un confronto sempre più attento con le parti sociali e in particolare con le associazioni di categoria”. Pur guardando al passo avanti fatto dal Governo, “mi preme ancora una volta sottolineare che è necessario salvaguardare maggiormente le piccole e micro imprese”.

Questo perché “sulla base di quanto stabilito in questi giorni, una buona parte dei pubblici esercizi non potrà, di fatto, riaprire. Al momento si prevedono riaperture all’aperto. Bene, ma non si considera che solamente la metà dei ristoranti e bar ha a disposizione spazi esterni e, quando i dehor ci sono, si tratta, molto spesso, di metrature e quindi posti a sedere limitate. Anche il distanziamento fra tavoli all’interno del locale, previsto in una seconda fase, è notevole e rappresenta un elemento penalizzante”, ha fatto sapere Zoratti che ha anche posto l’accento sul comparto del turismo. “Finalmente – ha concluso – è al centro delle valutazioni del governo. Anche questo è un settore trainante per il nostro Paese ed è necessario farlo ripartire al più presto”. E sul tema dell’ospitalità locale è intervenuta anche la Coldiretti in rappresentanza di un sistema di agriturismi che a causa della pandemia ha interrotto un lungo periodo di crescita e sviluppo. Infatti, nell’anno della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, le perdite di fatturato degli agriturismi del Friuli-Venezia Giulia si attestano tra il 60 e l’80 per cento.

“Ben vengano le prime riaperture da fine aprile, per consentirci di recuperare quel minimo di liquidità per una ripartenza che non sarà facile, ma che è comunque ancora possibile” ha dichiarato la presidente dell’associazione Terranostra di Coldiretti, Giorgia De Luca, che associa in regione 343 agriturismi, di cui 243 con ristorazione. Nel dettaglio 149 offrono solo ristorazione, 89 solo camere. Terranostra, nello specifico, riunisce gli aderenti al progetto di valorizzazione Campagna Amica e li promuove come luoghi dove l’ospitalità contadina è un marchio di fabbrica, l’accoglienza di qualità, l’impiego a tavola dei prodotti locali e a chilometri zero è garantito, senza trascurare l’attenzione all’ambiente.

“Per contenere i danni da crisi Covid – ha aggiunto la responsabile regionale di Campagna Amica Vanessa Orlando – si è cercato di far fronte alle chiusure imposte concentrandosi sull’opportunità della vendita diretta nei mercati e negli spacci aziendali anche con consegne a domicilio, facendo confluire lì i prodotti aziendali solitamente destinati alla ristorazione o alla vendita agli alloggiati. Anche se non per tutti, è stata una soluzione importante per tamponare almeno in parte le perdite subite e un canale motivazionale per andare avanti”.

Se i pasti a domicilio e il takeaway nel 2020 hanno dato sollievo economico e carica emotiva, nel 2021 diverse realtà hanno rinunciato ad attivarsi perché alternative economicamente poco sostenibili nel complesso. “Gli imprenditori agrituristici confidano ora nella riapertura continuativa – conclude De Luca –, ritenendo le aperture a singhiozzo più un danno che un utile”.

 

  • AUTORE: Rossano Cattivello

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